Nuovo numero di Cefalee Today n.130 disponibile
E' disponibile il nuovo numero 130 di Cefalee Today del mese di Marzo
E' disponibile il nuovo numero 130 di Cefalee Today del mese di Marzo
Ben ritrovati, amiche e amici. Questo poteva essere il primo numero post emergenza pandemica, che tanto ha condizionato la nostra vita e la nostra possibilità di curarci; invece, è diventato il primo numero in tempo di guerra. La TV e Internet ci mostrano immagini che fanno male agli occhi ed al cuore, rendendo vicino ciò che è lontano, e così per molti pazienti l’angoscia del momento si trasforma in un gran brutto mal di testa. Vorrei potervi rassicurare e consolare, ma davvero la brutalità di quanto accade in questi giorni rende difficile e vuoto qualsiasi sforzo retorico; pertanto, ci limitiamo ad esprimere solidarietà e vicinanza a quanti stanno soffrendo, direttamente e indirettamente, a causa di questo momento così difficile. Piccola parentesi: usciamo un po’ in ritardo perché speravamo in un contributo da parte dei colleghi neurologi ucraini che, comprensibilmente, non è arrivato. Ci riproveremo a giugno, augurandoci che nel frattempo il conflitto in corso sia concluso.
Il numero attuale del nostro rotocalco è ricco di spunti interessanti, andiamoli a vedere insieme.
Si comincia con l’immancabile intervista del nostro Roberto Nappi. Questa volta l’intervistato è il professor César Fernández-de-Las-Peñas, fisioterapista spagnolo, uno dei massimi esperti mondiali della terapia manuale nelle cefalee. Nell’intervista spiega l’utilità di una tecnica che prende sempre più piede in ambito riabilitativo, ma di cui ancora si parla poco in Italia: il dry needling, cioè l’infissione dell’ago a secco nelle strutture muscolari, per spegnere i trigger point (i punti la cui stimolazione meccanica evoca un processo doloroso analogo a quello tipicamente lamentato dal paziente). Nell’intervista, con molto equilibrio, vengono spiegati gli affetti positivi e negativi, chi trattare e chi no. Decisamente istruttiva!
Segue poi con un articolo scritto dal dottor Chiappedi, che affronta il tema della Didattica a Distanza (DAD) e cefalea, grazie al suo punto di vista privilegiato di neuropsichiatra infantile. Effettivamente, la DAD è stata un po’ la rivoluzione scolastica più importante di questi anni di pandemia, messa su in quattro e quattr’otto per fronteggiare le esigenze formative degli studenti all’indomani del lockdown. Odiata e amata, ha senz’altro consentito di non far perdere anni scolastici ai nostri scolari. Tuttavia, non tutti sono stati in grado di affrontarla con la medesima spigliatezza e vi sono state diverse fragilità non tutelate e specifiche fattispecie non previste dal legislatore, che hanno fatto emergere problemi fino a quel momento inesistenti, pertanto sconosciuti e non facili da affrontare. La scuola non è solo apprendimento, ma anche socializzazione, e il bambino non ha diritto solo all’istruzione, ma anche al gioco, al movimento, all’amicizia. Speriamo di non doverci ritrovare più in un simile contesto. Si avvicina la Pasqua. Lo mangerete l’uovo di cioccolata? Come dite, la cioccolata vi fa male? Mi dispiace davvero. Allora, vi invito a leggere la rubrica “la Cefalea in cucina”. Nel suo nuovo articolo, la dottoressa Eleonora Di Pietro, biologa nutrizionista dell’Associazione Eupraxia, ci parlerà proprio della cioccolata e della relazione esistente tra questo alimento divino (nel testo capirete il perché di questo aggettivo) e l’emicrania. Mi raccomando, se volete provare a trovare la vostra tipologia di cioccolata più tollerata e stabilire la soglia quantitativa, fatelo sempre con moderazione. Lo so, è bello poter dire ai parenti: “non mangio cioccolata per gola, ma per far avanzare la scienza”, ma rischiate di non esser creduti.
Per la rubrica Amarcord torniamo indietro di 18 anni per riesumare un articolo sulla relazione tra cefalea e cambiamenti climatici. Sicuramente è molto attuale: siamo nel periodo dell’anno in cui la pressione atmosferica è più ballerina; inoltre, lo ricordo con molto affetto perché conservo memoria del paziente del prof. Giuseppe Nappi: un ingegnere, che si presentò da noi con le sue tabelle e grafici proprio per spiegarci le sue osservazioni.
Infine, c’è la prefazione, curata dalla prof.ssa Cristina Tassorelli, estratta dalla monografia sui 50 anni di ricerca e cura al Centro Cefalee del Mondino di Pavia (ricorderete che nel numero scorso abbiamo pubblicato un estratto dell’intervista al suo fondatore, il prof. Nappi sopra citato). Si tratta di un testo che trasuda storia, speranza e affetto, per un meraviglioso viaggio clinico e scientifico di cui hanno beneficiato tantissimi pazienti cefalalgici.
Prima di salutarvi, voglio farvi gli auguri per la prossima Pasqua e, proprio come per il periodo natalizio, vi invito a fare molta attenzione agli stress e agli eccessi alimentari, che possono concorrere a peggiorare il nostro mal di testa. Quindi, godetevi le festività, ma festeggiate con moderazione.
Come sempre, spero che gli argomenti siano di vostro gradimento. Buona lettura e fateci conoscere i vostri commenti.
Dott. Cherubino Di Lorenzo
Direttore Scientifico Cefalee Today
Cos’è la tecnica del Dry Needling (DN), qual è la sua storia?
Consiste nell’infiggere un ago all’interno di un muscolo, al fine di detenderlo e spegnere il trigger point (un punto del muscolo la cui stimolazione meccanica è in grado di evocare una risposta dolorosa a distanza dal punto stesso, n.d.r.) in esso contenuto. La storia del DN così come noi lo intendiamo risale agli anni Settanta del secolo scorso, con le pubblicazioni scientifiche del medico cecoslovacco Karl Lewit sull’argomento. Tuttavia, già nel decennio precedente, con i loro libri sulla terapia manuale, Janet Travell (era stata il medico dei presidenti Kennedy e Johnson) e David Simons introducevano questo concetto dando l’avvio a questo interessante filone clinico e scientifico. Un altro autore importante sull’argomento fu senz’altro Chang-Zern Hong, dell’università della California, che dal 1994 studiò vari fenomeni neurofisiologici correlati all’uso del DN e ne confrontò l’efficacia rispetto all’iniezione diretta della lidocaina nel punto trigger; fu anche il primo ad osservare che la risposta periferica alla stimolazione apprezzabile con l’esame obiettivo era in grado di predire l’efficacia del trattamento e la modulazione dello stimolo verso e dal midollo.
Quali sono le differenze con l’Agopuntura?
La differenza è più formale che sostanziale: si tratta di 2 estremi dello stesso spettro di trattamento, ma anche di 2 punti di vista terapeutici differenti. Infatti, la principale differenza è nei presupposti teorici sottostanti ai 2 approcci: l’agopuntura si basa sulla medicina tradizionale cinese, il trattamento dei trigger point mediante il DN è invece, ateoreticamente, basato sul metodo scientifico della moderna medicina occidentale e sulle conoscenze neurofisiologiche del dolore. Inoltre, l’agopuntura si basa sulla conoscenza dei cosiddetti punti di agopuntura e dei sottostanti meridiani energetici, mentre il DN si basa sull’individuazione dei trigger point mediante l’esame obiettivo del paziente, come indicato nei testi di terapia manuale. Ancora, l’infissione degli aghi di agopuntura è di solito più superficiale, mentre nel DN c’è sempre una stimolazione più profonda; ciò comporta un differente bersaglio di stimolazione: l’agopuntura può limitarsi a stimolare il tessuto connettivo, mentre il DN raggiunge sempre il muscolo sottostante. Ci sono, ovviamente, anche alcune similitudini: ad esempio, gli aghi che si utilizzano in entrambi i casi sono gli stessi. Idem per alcuni punti di stimolazione, anche perché effettivamente nel corpo esistono diversi punti di agopuntura, per cui facilmente un trigger point individuato mediante le tecniche di terapia manuale può casualmente ricadere su di un punto di agopuntura, sebbene, come dicevo prima, per lo stesso punto l’agopuntore spesso si limita alla stimolazione del tessuto connettivo, mentre con il DN si va più in profondità per trattare la muscolatura sottostante. Oltre alla profondità, anche il modo di utilizzare l’ago è differente: più persistente con l’agopuntura, più rapido nell’infissione e rimozione con il DN.
Ci sono dati riguardanti l’uso del Dry Needling in pazienti con Cefalea?
Esistono differenti metanalisi in letteratura che evidenziano l’efficacia del DN in diverse patologie. Proprio per la cefalea, abbiamo recentemente pubblicato sul Physical Therapy and Rehabilitation Journal (la rivista dell’associazione americana di terapia fisica) una metanalisi sull’uso di questa tecnica nella cefalea di tipo tensivo e nell’emicrania. I nostri risultati sono, tuttavia, per ora inconcludenti, soprattutto per la mancanza di studi e trial clinici che confrontino l’efficacia dell’uso del DN nei trigger point rispetto ad altri trattamenti. Un aspetto importante per gli studi futuri sarà capire bene quali siano i pazienti più predisposti a rispondere al trattamento, probabilmente proprio i pazienti con una forma tensiva e quelli con la presenza di trigger point miofasciali. Ma di sicuro il DN non dovrebbe essere una terapia proposta in tutti i pazienti cefalalgici, ma solo nei casi attentamente selezionati.
L’Agopuntura nel trattamento delle Cefalee sta riscuotendo sempre più successo, mentre si parla molto poco della tecnica del Dry Needling. Perché secondo lei?
Sicuramente, l’Agopuntura è molto più nota e ha tanti più studi alle spalle, soprattutto nei pazienti emicranici. Le differenze presenti fra i due tipi di terapia (con molti più aghi e molto più tempo di applicazione degli stessi) li rende sicuramente non confrontabili direttamente, non è detto che chi risponda bene ad un tipo di terapia risponda altrettanto bene pure all’altro e viceversa. Occorre quindi capire bene le diverse potenzialità dei 2 approcci e individuare bene i casi migliori da trattare con l’uno o con l’altro.
Non conosciamo ancora i meccanismi di funzionamento dell’Agopuntura, e molti medici sono scettici sul suo uso proprio perché non ne condividono la logica. Si può dire la stessa cosa del DN?
In realtà, gli studi ci indicano abbastanza bene i quadri clinici in cui l’Agopuntura è efficace e anche alcuni meccanismi d’azione coinvolti, sebbene ancora non li si sia compresi a pieno. Sappiamo, ad esempio, che lo stimolo sul tessuto connettivo è in grado di attivare le vie dolorifiche discendenti. Quanto al DN, sappiamo diverse cose. La prima è che deve esistere il trigger point, individuabile con l’esame obiettivo del paziente. Inoltre, è stato dimostrato che questa tecnica è in grado di ridurre la sensitizzazione periferica (fenomeno alla base di allodinia e iperalgesia, che a loro volta inducono la cronicizzazione delle condizioni dolorose) e il rilascio della sostanza P (un mediatore proalgogeno), mentre aumenta il rilascio di endorfine. Quindi, come principale effetto neurofisiologico, riduce le afferenze nocicettive ed amplifica le vie discendenti del controllo antidolorifico. Tuttavia, conoscere tali meccanismi non ci consente di dire che il DN sia valido in tutte le condizioni dolorose. Servono gli studi neurofisiologici, ma pure quelli clinici per documentare l’efficacia dei trattamenti e definire con precisione le indicazioni a ciascuno dei 2 trattamenti.
Quindi, chi potrebbe essere il candidato ideale per questi tipi di terapia?
Sicuramente, ci sono dei sottogruppi specifici di pazienti in grado di beneficiare di questo trattamento. L’indicazione corretta è per il paziente il cui dolore dipenda dalla presenza dei trigger point o avente un dolore di tipo miofasciale. Cioè, possiamo pensare all’uso del DN nei casi in cui la stimolazione di queste specifiche aree muscolari sia in grado di riprodurre esattamente la tipologia di dolore (ad esempio la cefalea) lamentata dal paziente come sintomo principale del proprio disturbo algico. Invece, se un paziente non ha i trigger point o il dolore non dipenda principalmente da essi, il DN non è indicato. Quindi, in primis, dobbiamo applicare un ragionamento clinico per capire se il paziente sia idoneo a questa terapia, basandoci sulla capacità di individuare i trigger point e capire se siano la causa primaria della sintomatologia algica. Infatti, non tutti i pazienti aventi dei trigger point beneficiano del DN. È, ad esempio, il caso dell’osteoartrite del ginocchio, in cui i trial clinici hanno evidenziato l’inefficacia del DN, malgrado i trigger point specifici. In tale quadro clinico è l’infiammazione articolare il meccanismo base del dolore, mentre i trigger point sono secondari a tale quadro patogenetico. Il DN potrebbe anche spegnere i punti dolorosi, ma non può agire sul quadro infiammatorio articolare, che continuerà a far percepire il dolore al paziente. Quindi, va sempre fatto un ragionamento clinico accurato, ed è necessario comprendere bene la diagnosi (non solo il sintomo lamentato) prima di proporre il trattamento al paziente.
Queste le indicazioni, ma esistono pure delle controindicazioni?
Tutte le terapie hanno delle controindicazioni, anche se, effettivamente, per il DN non ce ne sono poi così tante. La prima è la stessa di ogni altra terapia fisica, cioè la presenza di patologie muscolari, come nel caso della miastenia gravis o delle mitocondriopatie, peraltro, entrambe condizioni in cui sarebbe molto difficile poter individuare i trigger point. Anche durante il primo trimestre di gravidanza si preferisce non praticare questa terapia, mentre può essere utile nel semestre successivo per trattare in modo non farmacologico diverse condizioni dolorose della gravida. Inoltre, a causa della ridotta collaborazione per consentirci di individuare i trigger point, anche nei pazienti con disturbi cognitivi o gravi deficit somatoestesici (come nel caso di pazienti con una grave forma di neuropatia diabetica) sarà molto complicato poter praticare il DN. Tuttavia, per i soggetti con disturbi della sensibilità ci sono delle eccezioni, come per i pazienti post ictus o con altre patologie neurologiche che possano comunque portare a disturbi della sensibilità associati a dolore e spasticità, in cui il DN può essere molto utile. Infine, va prestata molta attenzione nel decidere se usare questa tecnica pure nei pazienti oncologici, il cui dolore potrebbe non giovare dal trattamento, salvo rare eccezioni che andrebbero attentamente valutate.
Intervista al professor César Fernández-de-Las-Peñas
a cura di Roberto Nappi
La Pandemia da SARS-CoV-2 è stata un evento che ha colto impreparato il mondo intero, seppure con molteplici differenze di approccio e risposta (sia a livello di organizzazioni politiche e sanitarie, sia a livello culturale). In particolare, il mondo della scuola in Italia si è trovato costretto a inventare quasi dal nulla una nuova modalità per raggiungere gli studenti, impossibilitati a recarsi a scuola in quanto per definizione luogo di aggregazione (e quindi di possibile diffusione di contagio).
Praticamente, l’intero secondo quadrimestre dell’anno scolastico 2019-2020 è stato caratterizzato dal ricorso alla Didattica a Distanza: sebbene però tale termine sia divenuto familiare, grazie alle cronache, non è corretto immaginare tale strumento come qualcosa di uniforme. La realtà è stata più simile al vestito di Arlecchino, con frammenti piccolissimi e tra loro estremamente variegati: citando solo gli estremi, in alcuni casi sono state trasmesse alle famiglie schede di attività didattiche da svolgere sotto il monitoraggio dei genitori, mentre ci sono stati esempi di mantenimento del contatto (seppure mediato dallo strumento informatico) in forma quotidiana e per un tempo significativo.
Oltre alle scelte dei diversi istituti, permesse dalla normativa in materia di autonomia scolastica, altri fattori hanno poi contribuito alla riuscita della Didattica a Distanza: l’età degli studenti, correlata al livello scolastico e di autonomia rispetto alle attività proposte; la disponibilità nelle diverse case di strumenti tecnologici adeguati e di una connessione a Internet sufficientemente stabile; la possibilità dei genitori di essere di supporto ai figli, combinando la propria preoccupazione per la situazione e il lavoro a distanza con le esigenze dell’apprendimento. Il risultato di tutto questo non può quindi per definizione essere letto in modo univoco e sintetico.
Certamente, è da elogiare l’impegno di quei docenti che hanno letteralmente inventato un nuovo modo di svolgere il loro lavoro in pochi giorni (specie considerando, come ha dimostrato quanto osservabile nel secondo anno di pandemia, che alcuni non hanno neppure pensato di imparare dall’esperienza).
Rispetto all’apprendimento, stanno emergendo gli effetti a dir poco deludenti vissuti da quasi tutti gli studenti: diversi articoli, tra l’altro pubblicati da gruppi di ricerca attivi in parti diverse del mondo e quindi osservando realtà operative diverse, confermano che c’è stato un rallentamento delle acquisizioni, massimamente evidente per chi aveva già in precedenza delle difficoltà in questo ambito. Significativo è l’esempio dei soggetti affetti da Disturbo Specifico dell’Apprendimento, in cui anche il nostro gruppo ha potuto documentare il mancato raggiungimento dell’evoluzione minimale attesa delle competenze di lettura in circa due terzi dei bambini durante il periodo di Didattica a Distanza del cosiddetto “primo lockdown”. Altri lavori documentano una riduzione delle capacità motorie globali e in particolare di uso finalizzato dell’atto motorio (cosiddette “abilità prassiche”), effetto certamente anche del confinamento presso la propria casa vissuto a seguito delle misure intese a contenere i contagi.
Globalmente, si registra una minore acquisizione di competenze in ambito matematico, scientifico e di cultura generale. Il caso dei bambini affetti da cefalea è altrettanto interessante, sebbene le osservazioni scientifiche non siano ancora pienamente disponibili e certamente non siano complete. Va detto come prima cosa che la pandemia da SARS-CoV-2 e le misure ad essa correlate chiaramente non potevano avere - e non hanno avuto - un effetto sui meccanismi biologici fondanti la cefalea, se non per il rallentamento nella risposta sanitaria (gravoso in questo come in tutti gli ambiti della medicina, con conseguenze i cui effetti iniziano appena a intravvedersi e che già si coglie saranno gravi per diversi anni a venire). Nell’età evolutiva, però, è da tempo noto che i meccanismi biologici che sostengono la cefalea primaria (ossia senza riconoscibile causa in altra patologia o condizione) sono fortemente interfacciati con i fattori emotivi. Si tratta in fondo del riconoscimento dell’importanza del sistema dello stress, già descritto nei lavori pionieristici di Hans Selye e che rappresenta concretamente la prova della necessità di una lettura secondo modelli sistemici della patologia (stante l’impossibilità di mantenere le rigide separazioni tra organi e apparati artificiosamente costruite dalla evoluzione della medicina soprattutto nel mondo occidentale).
L’esperienza del lockdown ha prodotto effetti variabili sulla cefalea, che sembra per il momento di poter ricondurre a due situazioni principali (con un modello sicuramente adatto più a una riflessione sui grandi numeri che sui singoli soggetti). Quei ragazzi che avevano nell’aspetto di ansia sociale uno stimolo importante per l’aumento del numero e della severità degli attacchi, infatti, hanno paradossalmente avuto un beneficio dal fatto di essere sottratti alla necessità di esporsi agli altri, salvo tornare a stare a volte ancora peggio di prima una volta divenuta possibile la ripresa della vita sociale e scolastica. D’altro canto, quei ragazzi che trovavano nella scuola e nei pari età un sostegno importante per gestire le loro fragilità emotive, hanno perso questo supporto in un periodo carico di incertezze, di legittime paure per la salute propria e dei propri cari, finendo per incrementare quanto meno il numero degli attacchi.
Di fronte a tutto questo, stupisce la sostanziale assenza di attenzione che la politica italiana continua a manifestare di fronte alle giovani generazioni, a partire dai soggetti più fragili. Se si escludono le note di esenzione dall’uso della mascherina, trovare una parola di attenzione ai bambini e agli adolescenti, specie se affetti da disturbi neuropsichici, nei molteplici decreti emessi dal Presidente del Consiglio dei Ministri e nei diversi decreti legge è quasi impossibile. Mentre sin da subito era stato accuratamente normato il legittimo diritto dei cani di casa alla passeggiata quotidiana, solo un intervento molto forte da parte dell’Associazione Italiana Famiglie ADHD ha permesso ai neuropsichiatri infantili di certificare il diritto a un briciolo di attività motoria per bambini affetti da una patologia che per definizione si caratterizza per l’iperattività fisica. Addolora, però, vedere che sia necessario tanto impegno per ottenere qualcosa che il buon senso dovrebbe far ritenere banale (eventualmente supportato dall’ascolto di chi si occupa ogni giorno del prossimo suo malato). Chi, ad esempio, a qualsiasi età soffre di cefalea non ha certamente bisogno di altro dolore, purtroppo la sua patologia ne causa già troppo.
Dr. Matteo Alessio Chiappedi
Centro Cefalee dell’Età Evolutiva– S. C. Neuropsichiatria Infantile
Istituto Neurologico Nazionale
IRCCS C. Mondino/U.O.S.
Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza di Vigevano - ASST Pavia
La cioccolata e il mal di testa
Cosa avranno pensato i primi conquistadores osservando le popolazioni indigene del Centroamerica consumare quella strana bevanda scura e calda, dal sapore inconsueto (pare che, assaggiandolo, Cristoforo Colombo lo reputò imbevibile), ma alla cui pianta poi diedero il nome di Theobroma, dal greco: cibo degli dèi?
Oggi parleremo della cioccolata, che si produce a partire dalle fave di cacao, pianta il cui frutto era usato come moneta di scambio dalle popolazioni precolombiane e che si riteneva fosse appunto un dono divino. Speriamo di rendere giustizia ad un alimento assai prezioso, ma spesso malvisto dai pazienti con cefalea (in particolare dagli emicranici).
Come per il caffè, si tratta di un prodotto di recente inserimento nell’alimentazione europea, precisamente dal 1600, ma che rapidamente si è affermato grazie ad alcuni effetti esercitati da sue componenti sul cervello, molto apprezzati dai consumatori abituali. Tra le tante, sono presenti tre molecole di particolare interesse: la caffeina (di cui sapete già tutto) e la teobromina (altro alcaloide tipico del cacao) e la feniletilamina (una molecola dalle interessantissime proprietà, antidepressive ed euforizzanti, che sarebbe anche in grado di migliorare le performances cognitive). Inoltre, il cacao è ricco di polifenoli, molecole naturali aventi un’azione antinfiammatoria, antiossidante e protettiva sul sistema vascolare.
Tutto meraviglioso, allora? In parte.
Infatti, il cacao e la cioccolata vengono spesso sconsigliati ai soggetti emicranici perché secondo alcuni studi rappresenterebbero il secondo fattore alimentare dopo l’alcool per l’innesco della crisi emicranica. Si calcola che circa un 20% dei soggetti con emicrania abbia problemi proprio con la cioccolata. Come mai questo?
Potrebbe dipendere dai suddetti alcaloidi che, pur avendo un effetto inizialmente protettivo, nel lungo periodo e aumentando le dosi potrebbero portare a un peggioramento del mal di testa, esattamente come avviene col caffè. Inoltre, anche la feniletilamina presente nella cioccolata potrebbe essere, potenzialmente, responsabile dello scatenamento del mal di testa: si tratta, infatti, di un’amina, come l’istamina o la tiramina presenti in altri alimenti, quindi appartenente a una famiglia di molecole (le amine appunto), notoriamente ritenute in grado di innescare l’emicrania.
Ma è sempre così? Il discorso è assai più complicato.
Innanzitutto, sicuramente la cioccolata può avere degli effetti psicotropi da non sottovalutare (famosa era la tossicodipendenza da cioccolata, come quella di cui soffriva la madre della protagonista del romanzo “Dell’amore e di altri demoni” di Gabriel García Márquez), ma non è un problema di comune riscontro oggi, considerato il tipo di consumo che se ne fa in Occidente.
Esiste anche una storiellina (vera) che si usa per spiegare il concetto statistico di correlazioni spurie: i Paesi in cui si consuma più cioccolata hanno più vincitori di Premi Nobel. Insomma, al cervello piace tanto la cioccolata, sennò non avrebbe mai avuto tutto questo successo e, forse, ci rende pure più intelligenti: tutti ottimi motivi per mangiarne, peccato non poterlo fare a causa del mal di testa.
Ma è davvero tutta cioccolata quella che mangiamo e ci fa male? In realtà, non è così.
Ad esempio, la famosa crema spalmabile nazionalpopolare, senza la quale il mondo non sarebbe lo stesso (per parafrasare un suo celebre spot), ha meno dell’8% di cacao ed è giusto così, essendo tecnicamente una crema alla nocciola, eppure spesso proprio la cefalea dopo l’assunzione di questo prodotto viene usata come evidenza a favore del fatto che la cioccolata faccia male. Al contrario, anni fa fu condotto uno studio in una popolazione di soggetti che ritenevano avere la cioccolata come proprio fattore di scatenamento dell’emicrania. A ciascun soggetto fu fatto assaggiare varie volte del cioccolato fondente, o un surrogato a base di farina di carrube, per valutare quando sarebbe insorto il mal di testa. Ebbene, furono molti più gli attacchi che fecero seguito all’assunzione del surrogato, che non al cioccolato, a dimostrazione che il presunto effetto scatenante era in realtà per molti di loro solo una supposizione infondata. Purtroppo, ci saranno sicuramente persone a cui la cioccolata fa male, e se ne dovranno privare, ma forse non sono così tante come si crede. Poi, bisogna sempre ricordare che “è la dosa a fare il veleno”, quindi magari ciascun emicranico ha una soglia di tollerabilità al di sotto della quale il mal di testa non esplode. E ancora, non tutte le cioccolate sono uguali: gli ingredienti, la modalità di preparazione, il tipo di coltivazione e la lavorazione delle fave di cacao può portare a far ricadere sotto il comune nome di cioccolata prodotti assai differenti tra di loro.
Abbiamo iniziato parlando del cibo degli dèi, potremmo finire tornando ad essi. La più nota divinità afflitta da cefalea era Zeus che, essendosi svegliato un mattino con un tremendo mal di testa, se la fece aprire da Efesto per far nascere Atena, la dea della conoscenza. Insomma, cefalea e conoscenza andavano di pari passo nella testa del padre di tutti gli dèi: che si fosse pure lui nutrito di Theobroma cacao, il cibo degli dei? Chissà!
A cura della Dott.ssa Eleonora Di Pietro,
Biologa nutrizionista - Associazione Eupraxia
Obiettivo comune e condiviso con Motore Sanità: migliorare il percorso di cura dei pazienti cronici.
22 marzo 2022 - Otto anni per avere una diagnosi e ricevere cure adeguate, con gravi ripercussioni sulla qualità di vita di chi soffre: succede ai cefalalgici. In conseguenza di ciò EMHA (European Migraine and Headache Alliance), con il supporto di Motore Sanità, ha lanciato lo scorso 16 marzo a Roma il “Progetto Emicrania Accesso alle Cure 2022” in difesa delle persone affette da tale patologia, nell’ambito della campagna paneuropea dal titolo “My Life: the Waiting Room” (La mia vita: una sala d’attesa) e ha promosso l’hashtag #GetImpatientForMigraine.
Un evento molto partecipato e sentito anche dalla Politica, che si è subito mobilitata per dare risposte concrete a questi pazienti cronici e che, nella giornata di lunedì 21 marzo, ha audito Lara Merighi, Coordinatrice di Alleanza Cefalalgici (Al.Ce.-CIRNA), Consigliere Fondazione CIRNA Onlus presso l’Intergruppo Parlamentare sulle Cronicità.
Un intervento, quello di Lara Merighi, per l’occasione in qualità anche di rappresentante di EHMA, molto sentito e condiviso con la Senatrice Paola Boldrini, insieme all’On. Celeste D’Arrando e all’On. Nicola Provenza.
“La società, nei confronti delle persone che soffrono di mal di testa cronico, cefalea cronica, emicrania, cefalea a grappolo e altri tipi di mal di testa gravi, si comporta come se il dolore non esistesse”, ha esordito Merighi. “Come consigliera di CIRNA e coordinatore laico di Alleanza Cefalalgici, mi occupo di mal di testa cronico e abbiamo un forum di sostegno nel sito italiano della cefalea. Siamo su Facebook, su Instagram e abbiamo gruppi di auto-aiuto online e in presenza che cercano di accogliere la persona cefalalgica e aiutarla a mantenere un equilibrio. Le ragazze che mi affidano il loro dolore sottolineano che per loro non esiste una vita di qualità, ma di sopravvivenza. In più la loro sofferenza viene sminuita con frasi del tipo: “Tu non hai il mal di testa, il tuo problema è la depressione”, o “Faccia più sesso”. Tutto ciò è gravissimo. Bisogna tenere presente che nessuna malattia si cronicizza con l’assunzione del farmaco sintomatico, la cefalea sì. Si cronicizza e diventa cefalea cronica difficilissima da curare. Conosco ragazze molto giovani che sono già croniche per colpa di questi farmaci e che non riescono ad andare a scuola. Chi non sa cosa sia il mal di testa non può capire questo continuo senso di precarietà e di instabilità. Gli effetti che accompagnano la vita del cefalalgico cronico sono il dolore e la paura”.
Ecco quindi la “call to action” che Lara Merighi, in qualità di Coordinatrice di Alleanza Cefalalgici (Al.Ce.-CIRNA), Consigliere Fondazione CIRNA e per l’occasione rappresentante di EHMA, ha chiesto in occasione dell’audizione presso l’intergruppo parlamentare sulle Cronicità:
Otto anni per avere una diagnosi e ricevere cure adeguate, con gravi ripercussioni sulla qualità di vita di chi soffre. EMHA (European Migraine and Headache Alliance) promuove il “Progetto Emicrania Accesso alle Cure 2022” in difesa delle persone affette da tale patologia e lancia l’hashtag #GetImpatientForMigraine.
16 marzo 2022 – Al via il “Progetto Emicrania Accesso alle Cure 2022”: campagna paneuropea guidata dall’EMHA (European Migraine and Headache Alliance) con il supporto di Motore Sanità, che esorta le persone a “diventare impazienti” nei confronti dell’emicrania.
Sulla base dei risultati dell’indagine “Accesso alle Cure 2021”, la campagna “My Life: the Waiting Room” - la mia vita: una sala d’attesa - riporta le esperienze di vita quotidiana delle persone affette da emicrania.
Il report “Accesso alle Cure” mostra che le persone con emicrania trascorrono in media 8 anni della loro vita in attesa di una diagnosi e di trattamenti efficaci. La campagna, supportata da multistakeholder del settore pubblico e privato, invita le istituzioni e i politici a impegnarsi in prima persona nei confronti di questa malattia per ridurre i tempi di diagnosi e rendere più ampiamente disponibili cure efficaci.
E in Italia? Le cose non vanno affatto meglio, considerato che il 46% dei nostri connazionali con emicrania aspettano più di 5 anni per ricevere un trattamento efficace. Tali ritardi provocano un peggioramento della qualità della vita di queste persone, con ripercussioni sulla vita sociale, lavorativa e familiare. In questo senso, letteralmente, “la loro vita diventa una sala d’attesa”. #GetImpatientForMigraine - diventate impazienti nei confronti dell’emicrania - insomma, per dirla come l’hastag lanciato da EMHA per questa campagna.
Elena Ruiz de La Torre, direttore esecutivo dell’EMHA: “L’Italia è uno dei pochi paesi con una normativa dedicata, ma anche così c’è spazio per miglioramenti. Invitiamo oggi i responsabili politici e gli operatori sanitari a impegnarsi per standard di cura più elevati. Le persone con emicrania meritano di più”.
Aggiunge Cristina Tassorelli, Presidente di International Headache Society: “Nonostante i notevoli progressi nella scienza del mal di testa, i mal di testa primari sono ancora ampiamente trascurati dagli operatori sanitari e sottodiagnosticati e sottotrattati dai professionisti. In questo contesto, il ruolo dei pazienti è cruciale e deve essere valorizzato ed enfatizzato. Questo è il motivo principale per cui, da molti anni, sono attivo nel patrocinio dei malati di cefalea a livello nazionale attraverso l'Al.Ce. Gruppo in Italia. A livello europeo, nel 2005, con un piccolo gruppo di sostenitori altamente ispirati, abbiamo fondato la European Headache Alliance, che in seguito è diventata la European Migraine and Headache Alliance (EMHA). In questo contesto, la collaborazione tra le società scientifiche e le organizzazioni laiche è della massima importanza per migliorare la vita di coloro che sono gravemente colpiti da mal di testa primari. Per questo l'International Headache Society ha sostenuto, a livello internazionale, le iniziative della Global Patient Advocacy Coalition (dal 2017) e, a livello europeo, ha avallato le potenti iniziative promosse dall’EMHA”.
E ancora, Lara Merighi, Coordinatrice Alleanza Cefalalgici (Al.Ce.) - Cirna: “Come può una persona vivere con un dolore cronico che le impedisce di pensare e godersi la vita? Fin dai nostri anni di scuola primaria, siamo percepiti come bambini difficili che non vogliono lavorare, e il nostro disagio aumenta solo con l'età, poiché queste difficoltà si insinuano in tutti gli ambiti della nostra vita: famiglia, lavoro e relazioni. Pochissimi capiscono davvero quanto dobbiamo essere forti e determinati; nessuno impara a trasformare frammenti di tempo in giornate intere come facciamo noi. Ci vuole una forza notevole per organizzarsi e pianificare il futuro quando si vive con la paura di questo dolore, che può manifestarsi in qualsiasi momento e mettere in pausa la tua vita. Il mal di testa cronico ti rovina la vita, perché ti deruba delle cose buone che la vita ha da offrire e schiaccia la tua anima”.
Conclude il Professor Giorgio Sandrini, Presidente Fondazione Cirna: “Il ruolo delle organizzazioni di pazienti, come Alleanza Cefalalgici(Al.Ce.)-CIRNA in Italia, che fa parte della European Migraine and Headache Alliance (EMHA), si sta rivelando sempre più importante, ed è stato determinante per l'approvazione della Legge 81 italiana /2020, che è stata la prima, anche a livello internazionale, a riconoscere la cefalea cronica come malattia sociale. Sotto l'egida di Al.Ce. e EMHA, un documento di consenso creato da un gruppo di esperti dovrebbe essere rilasciato a breve. Tale documento dovrebbe facilitare la definizione, attraverso decreti attuativi, dei criteri per l'applicazione di questa importante legge”.
Dal 14 al 20 marzo 2022 è la Settimana del Cervello: Fondazione Mondino IRCCS organizza tre videoconferenze sul ruolo della famiglia nei processi di cura, sulla relazione tra inquinamento e stile di vita nella Sclerosi Multipla e sulle nuove sfide del fare ricerca in open science network.
PAVIA 7.3.2021 - La Fondazione Mondino Istituto Neurologico Nazionale IRCCS di Pavia organizza un ciclo di incontri di formazione online in collaborazione con Università di Pavia e Scuola Universitaria Superiore IUSS di Pavia, con il patrocinio di SIN Società Italiana di Neurologia e SINS Società Italiana di Neuroscienze, nell’ambito della Brain Awareness Week 2022 (14-20 marzo 2022), iniziativa coordinata dalla European Dana Alliance for the Brain e dalla Dana Alliance for Brain Initiatives (US). Ogni anno nel mese di marzo in tutto il mondo si tengono eventi di formazione e divulgazione con l’obiettivo di presentare i risultati più interessanti intorno alla ricerca scientifica sul cervello. In programma a Pavia tre incontri in videoconferenza, coordinati dalla Direzione Scientifica della Fondazione Mondino IRCCS.
Si inizia lunedì 14 marzo alle 14.30 con il pomeriggio di lavoro organizzato dai giovani ricercatori di Fondazione Mondino sul tema del ruolo delle relazioni familiari nei processi di cura, introdotta da una lectio magistralis di James McHale, Direttore del Family Study Center della University of South Florida (St. Petersburg campus) e uno dei maggiori esperti di cogenitorialità. Il prof McHale è infatti autore della “McHale rating scale”, uno strumento di studio del ruolo genitoriale in grado di fornire informazioni sulle dinamiche familiari utili in ambito peritale e di ricerca, ma soprattutto clinico, in grado di supportare gli specialisti nella definizione degli obiettivi terapeutici e riabilitativi in psicoterapia.
Nell’occasione si assegneranno i Best Paper 2021, riconoscimenti che la Direzione Scientifica della Fondazione Mondino IRCCS assegna ogni anno ai più interessanti studi prodotti dai giovani ricercatori dell’Istituto nella ricerca pre-clinica e clinica.
L’incontro di mercoledì 16 marzo ore 14.00 sarà dedicato alla Sclerosi Multipla e in particolare alle nuove acquisizioni intorno al ruolo dei fattori ambientali e dello stile di vita sui meccanismi eziopatogenetici della malattia. Diversi studi - tra cui una pionieristica indagine del team Mondino sulla correlazione tra l’esposizione ad agenti inquinanti e le ricadute della malattia - mostrano infatti come vivere in un ambiente salubre e l’adozione di corrette abitudini di vita (alimentazione equilibrata, attività fisica regolare, astenersi dal fumo, etc) possano dare significativi benefici sulla evoluzione della Sclerosi Multipla, con conseguente miglioramento della qualità della vita.
Venerdì 18 marzo alle 14.30 si terrà la video conferenza dal titolo Le nuove sfide della ricerca clinica biomedica nell’era post-covid: open science networks, riproducibilità e replicabilità dei dati, reputazione scientifica e alfabetizzazione digitale che intende indagare le nuove prospettive del fare ricerca in campo biomedico. Affrontare la pandemia da SARS-Cov-2 ha reso necessario scambiarsi dati e informazioni in tempi rapidissimi: l'uso di piattaforme condivise, di network di collaborazione open science e dei nuovi media ha portato a una progressiva “socializzazione” del lavoro del ricercatore, con importanti ricadute sulle modalità di produzione e fruizione dei dati, oltre che sulla reputazione scientifica di singoli, team e istituti di ricerca.
“Anche quest’anno la Fondazione Mondino partecipa alla Settimana del Cervello organizzando una serie di incontri su tematiche di neuroscienze pre-cliniche e cliniche diverse e di grande attualità - ha spiegato il prof Fabio Blandini, Direttore Scientifico dell’IRCCS Fondazione Mondino – Quest’anno, in particolare, sarà dato spazio alla sfera della neuropsichiatria infantile, un’area sempre centrale nelle attività cliniche e di ricerca del Mondino, con una prima giornata dedicata al ruolo del genitore e delle dinamiche familiari in ambito psico-terapeutico. La seconda giornata sarà dedicata a un’altra tematica d’interesse “storico” per la Fondazione, come la Sclerosi multipla, e agli effetti che le interazioni con l’ambiente potrebbero avere sulla storia naturale di questa malattia. E infine, nella terza giornata, si parlerà di open science e di come la “socializzazione” stia modificando l’approccio del ricercatore al proprio lavoro e la fruizione, da parte della comunità scientifica, delle nuove conoscenze prodotte. Saranno inoltre premiati, come ormai consuetudine, i migliori lavori scientifici pubblicati dai nostri giovani ricercatori nell’anno appena trascorso”.
PROGRAMMA
Lunedì 14 marzo 2022 ore 14.30 - 17.45
Video conferenza organizzata dai giovani ricercatori
The role of the family in the care of the patient: typical and atypical settings
Lectio magistralis: James McHale Director Family Study Center, University of South Florida, St. Petersburg campus
Interventi: Livio Provenzi, Department of Brain and Behavioral Sciences, University of Pavia; Valentina Riva, Child Psychopathology Unit, IRCCS E. Medea, Bosisio Parini (Lecco).
Modera Martina Mensi IRCCS Mondino Foundation (Pavia).
L'evento si svolgerà in lingua inglese.
L’iscrizione è obbligatoria e gratuita: corsi.mondino.it/corsi_list.php
Sarà inviato tramite e-mail il link per il collegamento.
L’evento è accreditato ECM-CPD (n. 2 crediti formativi).
Mercoledì 16 marzo 2022 ore 14.00 - 16.15
Video conferenza
Sclerosi Multipla e stili di vita
Interventi: Anna Tagliabue Centro sulla Nutrizione Umana e Disturbi del Comportamento Alimentare, Università di Pavia; Cosme Franklim Buzzachera Dipartimento di Sanità Pubblica, Medicina Sperimentale e Forense, Università di Pavia; Giulia Mallucci Centro Sclerosi Multipla, IRCCS Fondazione Mondino (Pavia).
Moderatori: Roberto Bergamaschi IRCCS Fondazione Mondino (Pavia);
Massimo Filippi IRCCS Ospedale S. Raffaele (Milano).
L’iscrizione è obbligatoria e gratuita: corsi.mondino.it/corsi_list.php
Sarà inviato tramite e-mail il link per il collegamento.
L’evento è accreditato ECM-CPD (n. 2 crediti formativi).
Con la sponsorizzazione non condizionante di Merck
Venerdì 18 marzo 2022 ore 14.30 - 17.30
Video conferenza
Le nuove sfide della ricerca clinica biomedica nell’era post-covid: open science networks, riproducibilità e replicabilità dei dati, reputazione scientifica e alfabetizzazione digitale
Interventi: Carlo Miniussi Centro Interdipartimentale Mente/Cervello, Università di Trento, Rovereto; Luigi Lavorgna Clinica Neurologica I, A.O. Universitaria, Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, Napoli; Vittorio Iacovella Centro Interdipartimentale Mente-Cervello, Università di Trento, Rovereto; Valerio Capraro Middlesex University, Londra.
Moderatori: Chiara Cerami IRCCS Fondazione Mondino e IUSS, Pavia;
Alessandra Dodich Università di Trento, Rovereto.
L’iscrizione è obbligatoria e gratuita: corsi.mondino.it/corsi_list.php
Sarà inviato tramite e-mail il link per il collegamento.
L’evento è accreditato ECM-CPD (n. 3 crediti formativi).
FONDAZIONE MONDINO
La Fondazione Mondino Istituto Neurologico Nazionale IRCCS di Pavia è il più antico istituto nazionale specializzato in ambito neurologico ed è punto di riferimento nazionale e internazionale per la ricerca, la diagnosi e cura delle patologie neurologiche.
Opera sul territorio nazionale attraverso la rete di ambulatori privati Mondino Care Network, a cui afferisce anche il Mondino Health Center di Milano, centro medico specializzato in neurologia, con sede in via Boscovich 35.
Mercoledì 16 marzo 2022 dalle 10.30 alle 13 è in programma un interessante webinar dedicato all'Emicrania, organizzato da Motore Sanità, ente no-profit operante nell’ambito della ricerca scientifica e della divulgazione sanitaria, in collaborazione con l'associazione EMHA (European MIgraine Headache Alliance) rappresentante oltre 30 organizzazioni di pazienti in tutta Europa. Nel corso del webinar saranno presentati i risultati di una survey europea cui ha collaborato attivamente Alleanza Cefalalgici, anche patrocinando l'intero progetto.
Parteciperanno al webinar, tra gli altri, la prof.ssa Cristina Tassorelli, Presidente del Comitato Scientifico CIRNA Onlus, con un intervento dal titolo "Emicrania: epidemiologia ed impatto medico sociale in Italia" e Lara Merighi, coordinatore laico nazionale di Al.Ce.Italia, con un intervento dal titolo "La disabilità nell'emicrania cronica".
Link per registrarsi al webinar https://www.motoresanita.it/eventi/progetto-emicrania-2022/
Clicca qui per vedere il webinar
Cristina Tassorelli, Presidente del Comitato Scientifico della Fondazione CIRNA Onlus, è stata eletta Presidente della Giunta dei Professori Ordinari di Neurologia, organismo operante all'interno del MIUR, il Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca. Si tratta di un incarico di grande prestigio, ancor più perchè è la prima donna a ricoprirlo. Da parte di tutto il Consiglio di Amministrazione e del Comitato Scientifico della Fondazione CIRNA Onlus si formulano i migliori auguri di buon lavoro alla Prof.ssa Tassorelli.
L’emicrania rappresenta la terza patologia più frequente e la seconda più disabilitante. Ne soffrono sei milioni di italiani, di cui quattro sono donne. È una malattia cronica che ha un altissimo costo umano, sociale ed economico, eppure ancora percepita dai pazienti come “invisibile” e gravata dal peso dello stigma legato alla comune banalizzazione del mal di testa.
Per questo Fondazione Onda presenterà un documento e un Manifesto che mettono a sistema le principali criticità nella diagnosi e terapia dell’emicrania e le strategie per garantire ai pazienti una presa in carico tempestiva ed efficace, anche attraverso modelli innovativi, e migliorare l’appropriatezza delle cure. Partecipa anche tu alla Conferenza Stampa (aperta a tutti) che si terrà in modalità virtuale il 3 febbraio prossimo alle ore 11.30. Tra i Relatori ci sarà anche la nostra Lara Merighi che parlerà di "Una vita con l'emicrania", in rappresentanza di Alleanza Cefalalgici che patrocina l'iniziativa. Non mancate perchè più siamo, più contiamo!
Per partecipare è necessario iscriversi qui:
https://us02web.zoom.us/webinar/register/WN_HL3IOsMdTjSOrZPzaClzwQ
Il nuovo numero 3/2021 della rivista è disponibile ora a questo link https://www.mattioli1885journals.com/index.php/confinia/issue/view/819.
SOMMARIO
Editorial
La razionalità limitata ai tempi della pandemia - Giorgio Sandrini
Headache and pain research
Genetic variants of CGRP signaling pathway in migraine: impact on novel therapeutics - Damiana Scuteri, Laura Rombolà, Paolo Tonin, Giorgio Sandrini, Maria Tiziana, Corasaniti, Pierluigi Nicotera, Giacinto Bagetta
I disturbi psico-comportamentali nel quadro clinico delle demenze - Giulia Perini, Matteo Cotta Ramusino, Gloria Vaghi, Elena Sinforiani, Alfredo Costa
Gender segregation in vocational educational training: a preliminary descriptive study in southern spain - Juan José Maldonado Briegas, Ana Isabel Sánchez Iglesias, Sonia Brito-Costa, Antonio, Citarella, Florencio Vicente Castro
Extreme ethical altruism in medicine. A forgotten case - Maria Carla Garbarino
Multidisciplinary research in neurosciences
Ecological rationality: relational abilities and the postdecisional value of logical reasoning – Sofia E. Walters
L’epilessia nelle tradizioni scientifiche della Scuola Medica Salernitana – Domenico Cassano
Webinars and Congresses
Books
In memoriam
“In Memoriam” of James C. Harris (1940- 2021) – Annapia Verri, Paolo Mazzarello
Indice cumulativo 2021
Da qualche giorno potete seguire Alleanza Cefalalgici anche su Instagram, un altro social network molto in voga tra i giovani (ma non solo). Per farlo basta cliccare sul questo link
Abbiamo il piacere di comunicarvi che il giorno 24 GENNAIO 2022, ore 7-9 PM GMT (London UK) si terrà un webinar, promosso dall’IHS Education Committee dell’International Headache Society su COVID-19 and Headache.
Il dottor Edoardo Caronna e la dottoressa Patricia Pozo-Rosich discuteranno degli effetti del COVID-19, seguiti dal dottor David García Azorín che parlerà della trombosi indotta dal vaccino. Successivamente ci sarà una sessione di domande e risposte.
Il webinar è accessibile a tutti ed è possibile registrarsi al link: https://us02web.zoom.us/webinar/register/WN_KFw2C29xT72iLI774XYo-g
Ulteriori informazioni:
Programma
Live streaming::
Facebook: https://www.facebook.com/100063523931386/posts/343707574423371/?d=n
Instagram: https://www.instagram.com/p/CY2eO6fqvQf/
LinkedIn: https://www.linkedin.com/posts/international-headache-society_ihs-headache-covid19-activity-6888998885323341824-u-iB
Twitter: https://twitter.com/ihs_official/status/1483233942954291200