È un piacere ritrovarvi, care amiche e cari amici, per presentarvi il numero autunnale del nostro giornalino. L’autunno è periodo di vendemmia e riattivazione dei grappoli, di colori caldi e prime cefalee da freddo (anche se quest’anno pare tardi ad abbassarsi la barretta di mercurio), tornano le castagne, ma pure l’umidità che porta spesso con sé attacchi più intensi e lunghi.
Insomma, per una comunità come la nostra, ogni stagione ha le proprie pecche. Tuttavia, è pure il periodo in cui tutto riparte dopo la pausa estiva e le novità son tante, sebbene ancora senza troppe ricadute pratiche. Ad esempio, è stata approvata la rimborsabilità per il quarto anticorpo monoclonale, l’eptinezumab, il primo endovena, che necessita di una somministrazione ospedaliera ogni 3 mesi, come per il botulino, e con una rapidità di risposta elevata. Tutto bello, quindi. Peccato che ora la palla sia in mano alle Regioni, le quali devono indire le gare per l’acquisto del farmaco e stabilire le modalità di erogazione. Speriamo di saperne di più nei prossimi giorni e darvi delle news per il prossimo numero. Idem per la rimborsabilità del rimegepant. Pareva fosse una questione imminente già all’uscita del numero precedente, invece ancora non sappiamo nulla.

Ci sono, invece novità sul fronte sulla legge 81/2020, quella che riconosce la cefalea primaria cronica come malattia ad impatto sociale. Sulla gazzetta ufficiale del 17 luglio scorso sono finalmente stati pubblicati i decreti attuativi che consentiranno a quella norma di diventare esecutiva. Cosa significa questo? In pratica vengono stanziati dei fondi per ciascuna Regione al fine di creare dei percorsi terapeutici più efficienti per la presa in carico del paziente con cefalea. Certo, anche questa cosa non cambia nell’immediato la vita di noi cefalalgici, ma è sicuramente un primo passo importante nella giusta direzione, quella del reintegro delle cefalee nei livelli essenziali di assistenza e la creazione di percorsi diagnostico-terapeutici specifici, per consentire le migliori possibilità di cura a tutti i pazienti, indipendentemente dalla residenza e dalle possibilità economiche. In fondo, da un sistema sanitario universalistico come il nostro, non ci si aspetta nulla di più, nulla di meno.

Veniamo ora ai contributi presenti su questo numero, fortemente polarizzati da un fatto di cronaca risalente a qualche mese fa, di cui si è tornato a parlare nel fine estate a causa del termine delle indagini. Una giovane donna si era rivolta a diversi reparti di pronto soccorso per la propria cefalea, prima che le venisse diagnosticata una meningite che purtroppo l’ha portata al decesso. Le indagini si sono concluse con la richiesta di rinvio a giudizio di diversi medici coinvolti nella vicenda. Ma non sono gli aspetti giudiziari a interessarci, non siamo titolati a parlarne e non conosciamo i dettagli, quanto piuttosto il fatto che molti pazienti si siano preoccupati e abbiano perso di fiducia nei confronti delle strutture di sanità pubblica. Per affrontare correttamente la questione e nella speranza di tranquillizzare i pazienti, il nostro Roberto Nappi ha intervistato il prof. Pietro Cortelli, presidente della ANEU, l’associazione dei neurologi che lavorano nell’emergenza urgenza. Si affronta il tema delle cefalee al pronto soccorso e si spiega come possa fare un neurologo per orientarsi nel poco tempo a disposizione per l’osservazione del paziente. Per completare la trattazione della questione e dare il giusto risalto all’argomento delle cefalee da meningite, per la rubrica Amarcord recuperiamo un articolo dell’agosto 2005 (numero 39) a cura del prof. Enrico Marchioni inerente proprio le cefalee in corso di meningite. Insomma, forse è poco, ma è l’unico modo che abbiamo per onorare la memoria della povera paziente che non c’è più e, contestualmente, provare a rassicurare le tante persone che spaventate ci hanno contattato.

Cambiando, invece completamente argomento, l’articolo a cura del dottor Francesco Casillo tratta un tema a me particolarmente caro: la relazione tra fumo di sigaretta e cefalea. Partendo dal presupposto che ogni sigaretta fumata è un di troppo, è giusto affrontare questo argomento molto spesso ignorato e minimizzato dai pazienti fumatori (e nell’articolo viene anche chiaramente spiegato come mai questo succeda). Tutto è partito da un’osservazione: molti pazienti per migliorare la propria cefalea decidono autonomamente di smettere o limitare il consumo di caffè (che spesso è migliorativo), mai delle sigarette. Parlandone col dottor Casillo è nata l’idea di approfondire la questione e i risultati sono interessantissimi. Se fumate, vi esorto caldamente a leggere il pezzo.

Infine, per la rubrica “la Cefalea in cucina”, nel suo nuovo articolo, la dottoressa Eleonora Di Pietro, biologa nutrizionista dell’Associazione Eupraxia, interrompe la sequenza monografica sulle spezie nelle cefalee perché le ho chiesto di commentare per noi un recente articolo pubblicato da un gruppo di ricerca iraniano secondo il quale una dieta caratterizzata da una grande diversità alimentare possa essere protettiva nei confronti dell’emicrania: insomma, la famosa dieta varia ed equilibrata a cui tutti noi dovremmo tendere.

Come sempre, spero che gli argomenti siano di vostro gradimento. Buona lettura e fateci conoscere i vostri commenti.

Dott. Cherubino Di Lorenzo
Direttore Scientifico Cefalee Today