Il cedro e il mal di testa

Eccoci ritrovati nella nostra rubrica. Dopo la digressione del numero precedente riprendiamo la carrellata sui singoli alimenti che potrebbero influenzare il mal di testa. Siamo reduci dal clima natalizio, ma abbiamo già parlato di spezie tipiche di queste festività, come lo zenzero e la cannella. Però c’è un’altra pianta il cui frutto può essere presente sulle nostre tavole di cui può valere la pena parlare perché in qualche modo molto legata a un dolce tipico del Natale, il Panettone, i cui canditi, croce e delizia di tanti golosoni italiani, son fatti appunto con la buccia del cedro (o citro).

Pianta dell’estremo oriente si diffuse fin dall’antichità sulle coste mediorientali del Mediterraneo (da non confondersi però con gli omonimi alberi appartenenti alla famiglia delle conifere, come i cedri del Libano). Da secoli molto diffusa nel Mezzogiorno d’Italia, soprattutto in Calabria (la pianta dà il nome alla cosiddetta ‘Costa dei Cedri’, al paese di Cetaro e al diffuso cognome Citro), l’utilizzo alimentare del suo frutto (o, per meglio dire, della sua buccia) è oggi apprezzato soprattutto nel Settentrione del Paese proprio per due specialità tipiche che ancora oggi lo hanno tra gli ingredienti: la Cedrata e appunto il Panettone (che quest’anno ha riscosso molti successi sulle tavole degli italiani, anche a causa delle polemiche che hanno investito incolpevolmente il suo storico rivale Pandoro).
Il cedro (Citrus medica) appartiene alla famiglia delle Rutaceae ed è considerato, assieme al pomelo e al mandarino, uno dei 3 capostipiti primordiali di tutti gli odierni agrumi (genere di cui prima o poi vi dovrò parlare, per il loro insospettabile effetto sull’emicrania).
Tuttavia, esso merita una trattazione a parte per alcune sue specificità. Come il nome scientifico lascia intuire (C. medica) è stato da sempre apprezzato nella medicina tradizionale per i suoi vari effetti farmacologici, cardioprotettivi, antipertensivi, diuretici, antibatterici, antimicotici, antimicrobici, analgesici, antiossidanti, antimutageni, antidiabetici, antiulcera e antiiperglicemici. Addirittura, pare che il suo utilizzo primordiale fosse solo rituale, balsamico e curativo, e solo in un secondo momento sia diventato anche d’interesse gastronomico. Grazie alla ricerca condotta su questo agrume, si è scoperto che effettivamente numerosi sono i composti bioattivi presenti al suo interno (prevalentemente nella buccia e nell’albedo, la parte banca che separa la buccia dalla polpa), come iso-limonene, citrale, limonene, fenoli, flavanoni, vitamina C, pectina, linalolo, decanale e nonanale.

Ma perché parlare di cedro e cefalea? Innanzitutto, perché i suoi estratti hanno proprietà antiossidanti, analgesiche e antinfiammatorie. Poi, riferendoci specificamente all’emicrania, si sa che il cedro inibisce la produzione e il rilascio di ossido nitrico, uno dei principali mediatori dell’emicrania per i suoi effetti algogeni, infiammatori e ossidanti, oltre che per il ruolo vasodilatatorio esercitato a livello endoteliale nei vasi del cosiddetto sistema trigemino-vascolare (una possibile fonte di dolore nell’emicrania).
Il cedro e i suoi estratti sono generalmente ritenuti essere sicuri e ben tollerati, sebbene in alcuni trial clinici con prodotti a base di questo agrume siano stati riportati casi di nausea. Invece, poco si sa su possibili interazioni del cedro con altri farmaci; a differenza del pompelmo, non ci sono infatti segnalazioni specifiche, ma neppure
studi a riguardo. Ma tornando all’emicrania, funziona davvero? Ci sono delle segnalazioni nella medicina tradizionale persiana dei benefici del succo di cedro (che però dovrebbe essere ben diverso dalla cedrata che noi conosciamo) nel mal di testa. Ma la medicina moderna cosa ne pensa? Uno studio iraniano ha proprio valutato l’efficacia di questo succo tradizionale in un gruppo di soggetti con emicrania.
I pazienti sono stati casualmente suddivisi in 3 bracci: in uno hanno assunto per un mese 15 ml 3 volte al giorno 15 ml di sciroppo di cedro; in un altro, 15 ml 3 volte al giorno di sciroppo placebo; in un altro ancora, propranololo 20 mg 3 volte al giorno.
Rispetto al placebo, lo sciroppo di cedro è stato associato a una riduzione significativa dell’intensità e della durata degli attacchi di emicrania, ma non della loro frequenza. Il cedro era paragonabile al propranololo nei suoi effetti profilattici sull’intensità e la durata dell’emicrania, non sulla frequenza. Insomma, che dire, pare che il cedro effettivamente potrebbe essere utile per aiutare i soggetti con emicrania, anche se i dati mostrati presentano alcune debolezze e sono necessari ulteriori studi con più soggetti e più a lungo termine (almeno 3 mesi) per corroborare questi risultati. Tuttavia, date le premesse e la sicurezza del prodotto, potrebbe essere un alimento da riscoprire, magari per preparare zuppe, insalate, creme, marmellate, oltre che per insaporire primi e secondi. Insomma, non associate più il cedro ai soli amati-odiati canditi nei vostri panettoni. A proposito, voi cosa preferite, il Panettone o il Pandoro?
Fatemelo sapere e buon anno.

A cura della Dott.ssa Eleonora Di Pietro,
Biologa nutrizionista - Associazione Eupraxia