La curcuma e il mal di testa

Una spezia molto diffusa nella cucina indo-asiatica e che dal medioevo si è affermata anche in Europa è la curcuma, un derivato della radice della pianta Curcuma Longa, il cui utilizzo è antichissimo (secondo alcuni, risale a più di 5000 anni fa) e fin da subito è stata adottata non solo a scopo alimentare (basti pensare che è l’ingrediente base per la realizzazione del Curry, principe dei condimenti della cucina indiana), ma anche rituale (per il suo pigmento giallo che la rendeva simile all’oro e al sole, ancora oggi usata nell’Unione Europea con la sigla E100) e terapeutico (è alla base di molti preparati della medicina ayurvedica). Oltre ad essere vista come la madre di tutte le spezie nella cultura indiana è dunque utilizzata anche in campo sanitario con molteplici indicazioni proposte dalla medicina tradizionale, che successivamente hanno trovato riscontro in ricerche scientifiche: è un potente antiossidante, antinfiammatorio / antipiretico e decongestionante, ha inoltre un potente effetto cicatrizzante e molteplici effetti sul tratto gastrointestinale, agendo sulle vie biliari (coleretica), sulla mucosa gastrica come antiacido e come disinfettante attivo sia sui batteri gastrici (tra cui l’Helicobacter pylori, responsabile dell’ulcera e del tumore gastrico) che intestinali. La molecola contenuta nella curcuma principalmente responsabile di tali effetti benefici è la curcumina, un polifenolo che dona il colore gialloarancio acceso alla pianta. Il suo assorbimento sistemico è scarso perché trattenuto dal fegato, ecco perché il grosso delle azioni terapeutiche sono esercitate sul tratto gastroenterico e sul fegato, per un effetto “primo passaggio”. Tuttavia, il filtro epatico può lasciar passare in circolo la molecola se assunta congiuntamente ai grassi e ad altre spezie. È il caso, ad esempio, del pepe, che non manca mai, assieme all’aglio, nelle preparazioni tradizionali culinarie indiane fin dall’antichità, in combinazione con la curcuma. L’altro trucco per aumentare l’assorbimento della curcumina, ma in questo caso, quella assunta dagli integratori, è la sua ingegnerizzazione in molecole isolate (in tal caso si parla di “nano-curcumina”), anziché negli agglomerati presenti nella pianta. Proprio l’impegno epatico da parte della curcumina ha destato dei dubbi nel recente passato sulla sicurezza del prodotto, a seguito di alcune segnalazioni su un potenziale danno epatico dovuto all’assunzione massiccia di curcumina. Tuttavia, a fronte di iniziali casi che innescarono una sorta d’isteria collettiva contro la molecola, soprattutto in Italia, sono mancati dati certi sulla reale pericolosità (in fondo dosi cumulative ben maggiori di quelle presenti negli integratori sono ingerite quotidianamente e per tutta la vita da una buona parte del miliardo e più degli abitanti dell’India), la bolla s’è sgonfiata e l’allarme è rientrato rapidamente. Sia nella medicina tradizionale che nella fitoterapia moderna la curcuma è ampiamente usata nelle cefalee, in particolar modo nell’emicrania. Il razionale è forte, essendo la molecola un antinfiammatorio analgesico, avente inoltre anche un effetto antiossidante e neuroprotettivo promuovente la plasticità neuronale. Inoltre, potrebbe esserci un’azione indiretta esercitata sull’intestino: migliorerebbe la flora intestinale, modificandola in senso favorevole al paziente emicranico e inducendo una modulazione vegetativa attraverso la riduzione della stimolazione del nervo vago al cervello. Infine, non va sottovalutato il ruolo regolatorio esercitato dalla curcumina sull’insulinoresistenza, essendo nota l’alta prevalenza di questa condizione metabolica sfavorevole nei pazienti emicranici. L’argomento è molto studiato sia dal punto di vista sperimentale (ricerche su animali) che clinico (negli ultimi 5 anni sono stati già pubblicati 10 trial clinici, con esiti favorevoli, sull’utilizzo della curcumina nei soggetti emicranici). In particolare, la curcumina sembrerebbe funzionare in termini di riduzione di frequenza, intensità e durata degli attacchi sia se assunta da sola che in associazione ad integratori di acidi grassi omega-3 e al Coenzima Q10. Insomma, i dati sono promettenti e coerenti nel dire che la curcumina possa essere uno strumento in più nel contrastare l’emicrania. Certo, la quantità di molecola assimilata con un integratore di buona qualità è sicuramente maggiore di quella ingerita, ad esempio, con una porzione di pollo al curry, quindi i risultati sperimentali conseguiti con gli integratori potrebbero non essere paragonabili a quelli ottenibili con la sola assunzione alimentare di curcuma, ma sicuramente un suo uso oculato e sistematico potrebbe essere benefico di per sé. Inoltre, esso potrebbe consentire di sostituire o ridurre il consumo di altre spezie, come il peperoncino, potenzialmente più a rischio nel concorrere a far sviluppare un attacco emicranico.

A cura della Dott.ssa Eleonora Di Pietro,
Biologa nutrizionista - Associazione Eupraxia