È mia convinzione che le parole abbiano una importanza centrale, determinante nella vita delle persone, una centralità oltremodo amplificata dall’esasperazione dell’uso social della parola stessa. Pur nell’effimero del virtuale, la parola rimane scolpita in maniera pressoché indelebile nella memoria e nei display dei diversi supporti, con tutto quello che ciò porta con sé in termini di pro e contro, ma anche in termini di radicale modifica della qualità, fin quando non dell’essenza, delle relazioni umane.

Il paradosso è che, avendo costruito un universo pressoché infinito di opportunità comunicative, abbiamo posto in ombra proprio l’importanza della parola come contenuto principe della comunicazione stessa. E ciò può essere molto pericoloso, quando si usano le parole appunto senza considerare il loro peso e la loro influenza, molto spesso determinante nella vita concreta e quotidiana delle persone. Questa breve premessa è funzionale all’introduzione del tema sintetizzato dal titolo di questo contributo: l’auto aiuto come motore e sostegno al coinvolgimento del fare insieme.

Chi pratica un gruppo di auto aiuto è certamente in grado di cogliere il parallelo di significato con la parola motore. L’auto aiuto è una macchina che trasforma l’energia vitale di ciascuno dei partecipanti al gruppo in energia continua. Una energia vitale individuale che molto spesso si nasconde dietro uno specifico disagio, che sembra assopita, che talvolta sembra perduta, ma che la partecipazione al gruppo contribuisce a ritrovare e a continuare ad alimentare attraverso l’energia di tutti gli altri compagni di viaggio. Ma l’auto aiuto è anche quel qualcosa che provoca il cambiamento di altri enti ad esso collegati. Scoprirsi di nuovo in movimento grazie all’auto aiuto, scoprirsi cambiati attraverso l’auto aiuto, scoprirsi di nuovo vivi ed in grado di coltivare speranze e progetti, grazie al motore rappresentato dal gruppo, diventano rapidamente esperienze molto concrete.

L’auto aiuto è anche sostegno. Il gruppo di auto aiuto è la struttura portante che riceve il peso delle personali esperienze, dei dolori, delle frustrazioni e delle paure, distribuendole all’interno del gruppo e facendole meno opprimenti per i suoi singoli partecipanti. Ma è anche la stessa struttura portante che dalla partecipazione dei singoli riceve la forza per la sua vita, una vita di gruppo all’interno del quale quella forza, che talvolta individualmente non è percepita, viene trasformata e ridistribuita in parti uguali.

E infine l’auto aiuto è certamente interesse, richiede partecipazione e talvolta scatena anche forti passioni. Io penso che l’auto aiuto ed il fare insieme siano assolutamente interconnessi fra loro da una relazione che è qualcosa di più rispetto all’essere l’uno motore e sostegno dell’altro. Perché auto aiuto è già fare insieme, ma anche il fare insieme è sotto certi aspetti già auto aiuto.

La caratteristica principale dell’auto aiuto è la reciprocità dell’atto di aiuto e quando noi diciamo che aiutare-aiuta stiamo esattamente facendo una sintesi del principio della reciprocità, cioè del fatto che nel momento in cui qualcuno si mette nella prospettiva di aiutare, in quel preciso momento riceve un aiuto prezioso, solo per il fatto di aiutare e senza alcun vincolo legato alla necessità di ricevere indietro qualcosa di equivalente.

Il gruppo non fa altro che alimentare la reciprocità, diventa il luogo in cui le diverse energie prodotte dall’atto di aiuto individuale diventano una energia di aiuto per tutti, ridistribuita a tutti con una forma diversa. Ciascuno, poi, se ne appropria, secondo le sue capacità e possibilità e la rimette in circolo a disposizione di tutti.

A proposito di parole ci possono essere utili due definizioni per indagare la relazione tra auto aiuto e fare insieme. La prima è quella che descrive l’auto aiuto secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità:

Per auto aiuto si intendono tutte le azioni intraprese da persone comuni (non professionisti della salute) per mobilitare le risorse necessarie a promuovere, mantenere e ristabilire la salute degli individui e della comunità. (1987)

Di questa definizione, è apprezzabile l’aspetto dinamico che esprime attraverso la scelta delle parole: azioni (tutte) necessarie a mobilitare le risorse per promuovere la salute, ma anche la prospettiva di comunità che viene attribuita all’auto aiuto, quando connette la salute dell’individuo e della comunità, come se l’una senza l’altra non ci potessero essere. E se si vuole parlare di comunità, senza limitarci a usare soltanto la parola, bisogna accettare il fatto che la comunità comprende tutti i suoi membri, senza distinzioni di ruolo e soprattutto senza distinzioni di salute o malattia.
La seconda definizione riguarda il concetto di salute ed è di Georg Gadamer, filosofo tedesco (1900-2002):

La salute non è un sentirsi ma un esserci, un essere nel mondo, un essere insieme ad altri uomini ed essere occupati attivamente e positivamente dai compiti particolari della vita.

Considero questa definizione la scelta migliore per esprimere cosa sia la salute, cosa sia essere sani. Questa definizione racconta dell’essere occupati attivamente e positivamente dai compiti della vita. In altre parole questa definizione ci parla di fare insieme. Avere la salute, essere in salute, significa essere in grado di essere nel mondo per fare insieme, insieme ad altri per svolgere i compiti della vita.
Tutti noi sappiamo quanto questo sia difficile, nel momento in cui siamo attraversati dal dolore, un dolore fisico che diventa dolore dell’anima.
Ma possiamo scoprire che questo è ancora possibile

 

Dott. Jacopo Ceramelli Papiani
Pedagogista clinico, mediatore familiare,
formatore e facilitatore di gruppi di auto aiuto