E' questa una domanda piuttosto frequente nella pratica clinica che rimbalza tra l'esperto di cefalee e il ginecologo curante e non trova sempre delle risposte univoche ed adeguate. L'analisi della letteratura sull'argomento è piuttosto confortante al riguardo e anche in un nostro recente studio emerge un significativo miglioramento della frequenza delle crisi di emicrania nel corso dei 3 trimestri di gravidanza con una completa remissione a termine pari al 78.8%. Questo è tanto più vero quanto più fisiologico è il decorso della gravidanza stessa; nausea, vomito, contrazioni, ecc, sono fonte di stress psicofisico per la gestante e quindi favoriscono la ricorrenza degli attacchi di emicrania. Purtroppo poi l'emicrania tende a ritornare rapidamente già durante il puerperio, tanto più in fretta quanto meno a lungo si allatta al seno. A fronte di questi dati, però, la domanda delle pazienti è un'altra e riguarda le possibili conseguenze per la fertilità e per il prodotto del concepimento delle terapie di profilassi o di estinzione degli attacchi di emicrania effettuate nel mentre si ricerca la gravidanza e nel corso della stessa, qualora gli attacchi permangano.

Uno studio condotto ormai alcuni anni orsono alla Princess Margaret Migraine Clinic a Londra ha dimostrato che, indipendentemente dall'uso di farmaci, non erano evidenti significative differenze nella presenza di anomalie maggiori e minori nei neonati di madri emicraniche rispetto alle madri di controllo. Recentemente, le principali aziende produttrici di antiemicranici hanno attivato dei registri per ottenere dati prospettici su un vasto campione di donne e quindi, nel giro di qualche anno, avremo dati più certi sugli eventuali effetti negativi degli antiemicranici sull'embrione e sul feto. Allo stato attuale, dobbiamo ricordare quanto segue:

  • a) gli organi competenti hanno stabilito 5 categorie di rischio per i farmaci in gravidanza e soltanto il paracetamolo può essere considerato un analgesico privo di rischi; tutti gli altri, in assenza di dati prospettici, devono essere usati con molta cautela e soltanto quando i rischi di non estinguere l'attacco di emicrania sono superiori ai possibili effetti collaterali per il feto. Ergotamina e diidroergotamina sono senza dubbio controindicati, mentre gli antinfiammatori non steroidei (come per esempio naprossene, ibuprofene, indometacina) sono compatibili, ricordando che possono inibire la lattazione.
  • b) Gli eventuali effetti negativi sul prodotto del concepimento dipendono poi dall'epoca gestazionale in cui vengono assunti; pertanto, il primo trimestre è senza dubbio quello più a rischio e questo vale per ogni tipo di farmaco. Questo è il motivo per cui in epoca periconcezionale si tende a pianificare la gravidanza nelle pazienti emicraniche, magari utilizzando metodi per la determinazione dell'ovulazione in modo da avere rapporti mirati ed accorciare i tempi di ottenimento della gravidanza. Dal momento, però, che il 44% circa delle gravidanze non sono programmate occorre evitare il panico nel caso si siano assunti analgesici o farmaci di prevenzione per l'emicrania; è, infatti, improbabile che i farmaci più comunemente utilizzati comportino seri problemi, salvo rare eccezioni. Occorre, pertanto, parlarne con il proprio medico che fornirà, anche con l'ausilio di organi competenti (linee rosse), le informazioni adeguate al caso specifico.
  • c) Per quanto riguarda i farmaci di profilassi è opportuno ricordare che basta un breve periodo di sospensione prima del concepimento per annullare gli eventuali effetti negativi e che alcuni di essi (per esempio antidepressivi) sembrano compatibili con le prime fasi di gestazione.
  • d) La paziente emicranica, quando si appresta a cercare una gravidanza, necessita di un counseling corretto che la istruisca su un corretto stile di vita in epoca preconcezionale (non saltare i pasti, non perdere ore di sonno, fare esercizio fisico regolarmente, evitare fumo ed alcool e tutti i fattori scatenanti/facilitanti gli attacchi di emicrania, supplementarsi con acido folico al fine di prevenire alcune malconformazioni fetali) e la stimoli a terapie non farmacologiche (tecniche di rilassamento, biofeedback, massaggi, impacchi con ghiaccio, ecc).
  • e) Un attacco di emicrania in gravidanza, se intenso e resistente al paracetamolo, deve essere estinto per evitare una eccessiva sofferenza materna. Si sceglierà pertanto un analgesico efficace, pur nell'incertezza dei dati disponibili, tenendo presente il rapporto rischio-beneficio. Nell'eventualità si debbano assumere degli analgesici in corso di allattamento, valgono le stesse regole della gravidanza, tenendo presente che l'emivita di alcuni farmaci è piuttosto breve e quindi talvolta basta eliminare il latte escreto nelle 8-12 ore successive all'assunzione del farmaco.

Un approccio sereno alla gravidanza è possibile anche per la donna emicranica; l'importante è avere un dialogo in epoca preconcezionale con il proprio medico curante. Concordare insieme le strategie del caso è fondamentale per sentirsi più sicure, ricordando che la maggior parte delle donne che affollano i nostri ambulatori ricordano la gravidanza come "uno stato di grazia" sul versante dell'emicrania e talvolta, nostalgicamente, ci dicono "come vorrei essere sempre gravida!" per non avere più questo "maledetto ciclo" che causa così tanti problemi.

A tutte coloro che in questo momento desiderano una gravidanza, il nostro più caro augurio…

Dr.ssa Rossella Nappi & Dr.ssa Silvia Detaddei