Il termine "mate" ha le sue origini nel vocabolo quechua "mati" che significa zucca. I conquistadores spagnoli lo usarono per riferirsi a ciò che i guaraní chiamavano "caiguà" (káa = erba, gua = un suffisso di provenienza) che significa "ciò che viene dall'erba, o "proprio dell'erba". Per estensione, assegnarono lo stesso termine alla bevanda ottenuta dall'infusione dell'ilexparaguarienses. La piccola zucca utilizzata per tradizione come recipiente per l'infuso di mate è il frutto dellalagenaria vulgaris. Per bere l'infusione si utilizza una cannuccia, originariamente chiamatatacuarí, alla cui estremità si poneva un seme scavato che fungeva da filtro. Ai tempi della conquista il mate fu proibito dalla Chiesa, in quanto l'ilex paraguarienses veniva considerata "un'erba del demonio".

Il rituale dell'infusione praticato dai nativi appariva una sorta di minaccia per gli europei, che non conoscevano questa pratica nè i suoi effetti. Si condannarono i bevitori di mate in quanto "fannulloni", sostenendo che questo rito interrompeva le attività quotidiane molto spesso con nessuna altra giustificazione se non l'ozio. Di fatto, qualunque tentativo di sradicare questa usanza fallì miseramente. Gli indigeni della costa orientale vennero in contatto con l'erba molto presto a causa degli interscambi con la popolazione guaraní, quindi gli abitanti di queste terre impararono la "cerimonia" della preparazione e dell'assunzione collettiva della bevanda. Ancora oggi, i sudamericani bevono mate ovunque: nei campi, in città, prima, dopo e durante il lavoro, in spiaggia, per la strada.

Il suo sapore amaro viene dai tannini; la schiuma dai glicosidi e l'azione stimolante dalla caffeina. Un bevitore di mate (almeno due al giorno) assume in un anno 14 grammi di caffeina. Un chilogrammo di mate pronto per l'utilizzo contiene 2.5 grammi di caffeina; un chilo di caffè ne contiene 2,6. Tra i suoi componenti chimici ci sono, oltre alla caffeina, piccole quantità di teofillina e teobromina.

L'antropologo uruguayano Daniel Vidart dice: "nel rito della preparazione e del bere mate c'è tutta una concezione del mondo e della vita... il mate vince la tendenza ad isolarsi del creolo... livella le classi sociali... Y en todos los tiempos fue el mate el que hizo la rueda y no la rueda la que trajo al mate (espressione intraducibile che pone l'accento sul valore simbolico, di unione e amicizia, di questa piccola cerimonia quotidiana)". Bere mate è un'abitudine molto radicata, che talvolta porta al consumo di grandi quantità. Alcuni preferiscono il gusto più forte della prima infusione, altri quello della bevanda più diluita, che contiene una quantità inferiore di caffeina. Quando il mate è stato per molto tempo in infusione, si rinnova con materiale fresco, per mantenerne il gusto forte.

Il mate è uno stimolante del sistema nervoso centrale, attenua la sensazione di fatica però può causare irritabilità, insonnia, acidità di stomaco, alterazione del ritmo cardiaco e aumento della pressione arteriosa.

Tra i suoi componenti è la caffeina che provoca la cefalea. Un litro di mate contiene tra gli 80 e i 120 mg di caffeina (una tazza di caffè ne contiene circa 50 mg).

La caffeina è una sostanza che si trova in numerosi alimenti di uso quotidiano, per esempio nelle bevande alla cola e nel tè. È la sostanza psicoattiva più usata e socialmente accettata. Si osserva che l'assunzione di più di 400 mg di caffeina può provocare cefalea. Attuelmente, questo tipo di mal di testa è incluso nella nuova Classificazione della Cefalea, presentata a Roma nel settembre 2003 (IHS, seconda edizione; Cephalalgia 2004), ove si trova compresa nell'ottavo gruppo, come "cefalea da sospensione di caffeina". Infatti, la caffeina può originare una sindrome da astinenza caratterizzata da cefalea, che compare abbastanza frequentemente in seguito alla sospensione di questa abitudine. In genere, il mal di testa compare dopo 12-24 ore di astinenza.

Bibliografia:
Bertoni S. De la Medicina Guaraní. Ed Ex SYLVIS.1927. cap XXII, 258-267
Betina Gotlieb (Buenos Aires)