Ho sempre sofferto di mal di testa e quando ne parlavo è sempre stato difficile spiegare che il mio mal di testa era di quelli che ti lasciavano pochi giorni liberi dal dolore.

Il dover sempre giustificare quanto fosse faticoso convivere con questa sofferenza provocava ancora più sofferenza in me. Un aiuto per superare questi momenti è venuto dalla mia passione per la cucina e per le torte decorate.

E’ la mia cucina il luogo della casa che mi da maggiore serenità, è li che mi ritiro quando sono sfinita dalla stanchezza, la mia cucina è anche il rifugio dove “curare” i tanti pensieri che alle volte mi tolgono la capacità di farcela.

Ho sempre considerato lo stare a tavola con la mia famiglia ed i miei amici ospiti come se fossimo in un salotto per fare le solite chiacchiere. Infatti, non è raro che tra una conversazione e l’altra il pranzo continui fino in tarda sera con infiniti spuntini che sostituiscono merenda e cena.

E’ sovente si sa in quanti siamo a tavola quando si inizia il pranzo, ma non si sa in quanti siamo alla fine di questo pranzo prolungato. Nulla mi fa sentire povera come la mancanza di scorte di cibo che possa placare l’appetito di almeno un centinaio di persone.

E’ in cucina che ritrovo il mio equilibrio e la mia tranquillità, è li che riesco sempre a togliere dalla mia mente tutte le “erbacce” che la infestano. Nulla mi da tanta gioia come vedere il volto soddisfatto delle persone quando sono a tavola.

A casa mia, è a tavola che si costruiscono i rapporti più stabili. Bisogna amare quello che si cucina, perché, anche se può sembrare incredibile, se si cucina con amore, tutti i piatti andranno ad assumere un sapore diverso. Questo non perché sia migliore la pietanza, ma perché sarà migliore la mescolanza di sensazioni che giungono dall’anima, un contagio affettivo che lascia traccia nei cuori di tutti. Un discorso a parte va fatto per il pane, bisogna amarlo ancora di più questo alimento, lui sente anche come stai quando lo impasti, toccate l’impasto con le mani e sentirete la sua morbidezza che è pari solo alla delicatezza dell’abbraccio di un bambino.

Ho cominciato ad apprendere come si cucina il pane quando avevo tre o quattro anni e una volta adulta ho iniziato a farlo da me. E’ stato come se le mie mani seguissero gesti a me familiari fino a formare un impasto a cui davo la forma che desideravo.

E’ tutto questo che da ricchezza alla mia vita e la trasmetto alla mia famiglia e a tutti gli amici che amo con tutto il mio cuore, perciò cucino per loro pietanze, torte, crostate, biscotti e tanto altro. E’ grazie al poter donare cibo che mi sento ricca perché ciò indica che ho abbondanza di tutto.

Loredana, la mia sorellina che mi conosce molto bene, ha letto questo scritto e mi ha detto: “Lara, mai a nessuno hai raccontato tutta la tua grande fatica. In questo scritto manca tutto di quanto tu hai sofferto, non ti abbiamo mai sentita lamentarti. Hai sempre sofferto in silenzio”. Ho pensato molto alle sue parole, ma non appena la chiamo le dico che in questo scritto c’è tutta la mia sofferenza, solo che l’ho trasformata. L’ho trasformata in un grande tesoro.
Ed è questo tesoro la mia salvezza.

Lara Merighi
curatrice del forum di sostegno di www.cefalea.it